Emanuele De Luca, Molière e il Misantropo di Mezzettino. Percorsi storici, viaggi testuali, adattamenti inediti tra Parigi e Firenze alla fine del Seicento. Con l’edizione integrale de L’amante ipocondriaco di Angelo Costantini (1693), Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2025, 106 p.
Le volume est parachevé par une Préface de Bénédicte Louvat.
Il est paru dans la collection Manierismo e Barocco, dirigée par Luisella Giachino, Roberto Gigliucci et Elisabetta Selmi, avec le soutien du CTELA - Centre Transdisciplinaire d'Epistémologie de la Littérature et des Arts vivants, Université Côte d'Azur.
Abstract :
La redécouverte, à la Bibliothèque nationale centrale de Florence, d’un manuscrit datant de 1693 et contenant la première traduction italienne du Misanthrope de Molière, sous le titre L’amante ipocondriaco (la seule actuellement connue réalisée par un comédien), offre l’occasion d’étudier les contextes de production artistique à la fin du XVIIᵉ siècle, entre la France et l’Italie, ainsi que de revenir sur la première diffusion de l’œuvre de Molière dans la péninsule. Cette découverte permet également de réinterroger la composition même du Misanthrope, en observant l’atelier de Molière à travers le prisme de l’écritoire de Mezzetin.
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Il 20 ottobre 1693, Angelo Costantini, detto Mezzettino, offre a Violante di Baviera, grande principessa di Toscana, la sua traduzione manoscritta del Misanthrope, dal titolo L’amante ipocondriaco. Si tratta della seconda traduzione in ordine cronologico di un’opera di Molière in italiano e, soprattutto, della prima e unica realizzata da un attore. Questo dato fornisce l’occasione per mettere in luce gli spostamenti poco conosciuti di Mezzettino in Italia, i suoi rapporti con la corte degli ultimi Medici e con la Casa di Baviera, nel contesto storico, culturale e artistico della fine del Seicento. Analizzando successivamente il manoscritto – offerto alla principessa per i suoi intrattenimenti nelle ville principesche –, lo studio apre nuove prospettive sulla prima penetrazione dell’opera di Molière in Italia (e, in generale, del teatro comico francese), al di fuori dei circuiti letterari ed eruditi. Il processo di traduzione compiuto dal comico avventuriero rivela, in ultimo, le finalità più pratico-teatrali che poetico-filosofiche del testo, invitando, a posteriori, a riconsiderare l’elaborazione stessa del Misanthrope di Molière.